«Finché s’ammazzano tra loro…». Un luogo comune che può trovarci pienamente d’accordo o un po’ meno. O per niente.

Un luogo comune che non è più una “regola sociale”: a Corigliano-Rossano, da un po’ di tempo, troppo – decisamente – è proprio così.

Omicidi, consumati o tentati, sono entrati nelle scene reali della nostra quotidianità mentre percorrevamo una delle nostre strade di collegamento più trafficate a qualsiasi ora del giorno, mentre attraversavamo un obbligato senso unico per raggiungere il lungomare, oppure mentre sul lungomare eravamo a passeggio per respirare un po’ di sano iodio. Oppure ancora, mentre eravamo tranquillamente seduti con qualche amico al tavolino d’un locale pubblico intenti a fare due chiacchiere e a bere una birra fresca.

La faccenda è seria. La cittadinanza è preoccupata e in molti hanno paura d’uscire di casa, e, soprattutto, di far uscire i loro figli adolescenti. Non è un’“esagerazione” questa, perché i timori sono fondati, eccome se lo sono. 

La minoranza di trafficanti e spacciatori e quell’enorme maggioranza di consumatori perbene

Chi sono i “loro” che s’ammazzano col rischio che in quella “folla” un giorno o l’altro possa capitarci pure qualche persona perbene? Soffermiamoci proprio su quest’ultimo aggettivo. Già: “perbene”. A Corigliano-Rossano oramai da tanti anni proprio tantissime persone perbene, ma davvero tantissime, fanno uso quotidiano o quasi di sostanze stupefacenti.

Gli adolescenti hascisc e marijuana, i giovani pure, ma il sabato sera “festeggiano” con la cocaina, gli adulti sempre e solo “coca”. Quella di pessima qualità “tagliata” con altre porcherie che moltiplicano gli effetti dannosi e la dipendenza, costa 70 euro al grammo, e con un grammo ci si tira almeno quattro volte. È quindi alla portata di chiunque ed a qualunque categoria sociale e professionale appartenga il “chiunque” del caso. Un fenomeno di proporzioni enormi, proporzioni oramai impazzite.

Alzino la mano quanti si “scandalizzano” che qualcuno lo scrive: da qui vediamo una massa d’ipocriti con la mano alzata. Allora parliamoci chiaro chiaro e tondo tondo. Già, perché assieme alla minoranza di trafficanti e spacciatori di qualsiasi tipo di droga, organizzati dalla ‘ndrangheta o meno, autonomi o cani sciolti che ora s’ammazzano tra loro per questo grande business di denaro che gli entra quotidianamente come alle casse dei supermercati, c’è una “bella” maggioranza che danneggia l’ottima immagine paesaggistica, la vivacità culturale e la cronicamente debole economia turistica di questa città.

Il nostro può apparire un discorsetto morale, politicamente scorretto, forse addirittura urticante per le orecchie sensibili dei numerosissimi “intellettuali” e politicanti locali, magari persino a quanti rappresentano il mondo della chiesa, quello laico magari impegnato nel sociale e quello in tonaca che predica all’altare ed altrove. Alla mano alzata di tanti, però, a noi viene spontaneo, naturale, rispondere con questo dito medio.

La solita solfa “politica” del Consiglio comunale monotematico

Lo scorso 23 maggio, on line, ascoltavamo annoiati i “lavori” di quello scadentissimo Consiglio comunale perfettamente rappresentativo della società coriglianrossanese. Si parlava della consueta puttanata emersa a caldo dopo uno dei tanti incendi d’automezzi registratisi dall’inizio dell’anno o d’uno degli svariati atti dimostrativi sempre a carattere intimidatorio, se non ricordiamo male quello ai danni d’alcune farmacie.

L’“opposizione” all’amministrazione del sindachetto Flavio Stasi ha formalmente chiesto una seduta consiliare monotematica sull’ordine pubblico e la sicurezza sociale, tema rispetto al quale il sindachetto stesso, la sua giunta e la sua maggioranza in Consiglio non potevano che trovarsi d’accordo. Con la presidentessa del Consiglio, Marinella Grillo, che aveva già fatto partire alcuni seriosi inviti formali, alla prefetta di Cosenza Vittoria Ciaramella, al procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alessio e al presidente del Tribunale castrovillarese Massimo Lento.

Una seduta del Consiglio comunale

La solita solfa “politica” in un primo momento era stata fissata per il 27 maggio scorso, ma la Grillo per quella data non aveva avuto alcun positivo riscontro da parte della prefetta e dal presidente del Tribunale, mentre il procuratore, con una garbata quanto severa lettera di riscontro, si dichiarava indisponibile per quella data e al contempo rimandava le istituzioni comunali ai più consoni e opportuni appuntamenti istituzionali del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che in Prefettura era già stato convocato per il 25 maggio, come confermava proprio il sindachetto.

Da parte dello stesso sindachetto Stasi – che proprio lui l’aveva formalmente richiesta la riunione del Comitato provinciale – non se n’è però saputo un bel nulla.

I consiglieri di minoranza Gino Promenzio e Francesco Madeo una volta tanto hanno trovato d’accordo la Grillo, Stasi e la loro maggioranza che «senza il prefetto è inutile parlare tra noi». Da quel che ci consta la prefetta Ciaramella non parteciperà al Consiglio comunale, d’altronde sarebbe un fatto del tutto irrituale dal punto di vista istituzionale.

L’inutilità del “parlare tra loro” è invece un fatto assodato. Anziché bla-bla-bla, infatti, il Comune e quanti lo rappresentano ad ogni livello, hanno strumenti per agire e nell’ambito delle stesse competenze istituzionali proprie dell’ente: governare la “cosa pubblica” con legalità e trasparenza e proprio con tali azioni politico-amministrative contribuire a educare i concittadini a comportarsi in modo legale, nel loro privato e nella loro vita sociale, stop.

Sarebbe già un bel passo avanti, altro che le solite polemiche di mezza giornata come quella di ieri – proprio “a tema” – tra il consigliere Madeo da una parte e la maggioranza dall’altra: il “livello” finora è questo…

Il nostro amico e collega Matteo Lauria, coi suoi amici del “Comitato Magna Graecia”, da giorni soffia politicamente sul più grande dei luoghi comuni che emergono e riemergono in frangenti di questo genere e ovunque essi si verifichino.

Scrivendo e parlando serio, rivendica cioè l’invio, da parte dello Stato, qui, dell’Esercito italiano: a parte l’inutilità “pratica” d’una operazione del genere, la sua grande utilità “simbolica” si risolverebbe – quella sì – nel più grave danno di tutti i tempi per la città. Ne occulterebbe la sua ottima immagine paesaggistica, la sua vivacità culturale, e ne soffocherebbe la già debole economia turistica. Per sempre.

Nei libri di storia per uno sniffo di “coca”? Eddaidirettore@altrepagine.it 

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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