Nella giornata di mercoledì 8 febbraio scorso, il 39enne di Trebisacce Maurizio Vinci è stato condannato per l’omicidio e la distruzione del cadavere di Rocco “Rocchino” De Paola detto “Il parigino”, l’84enne anch’egli trebisaccese dapprima ucciso e poi dato in pasto al fuoco per simulare un tragico incidente domestico, nella tarda serata del 4 dicembre 2021.

Ad ammazzarlo fu proprio il balordo nullafacente del luogo, cui nel processo è stato riconosciuto un vizio parziale di mente. Da qui la condanna lieve, inflittagli tra l’altro col rito abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Castrovillari.

Il processo

Il pubblico ministero titolare delle indagini, Giovanni Tedeschi, aveva richiesto e ottenuto dal giudice la perizia psichiatrica sull’imputato, effettuata dal dottor Antonio Ruffolo. Che aveva stabilito un disturbo di personalità con una capacità d’intendere e di volere dell’imputato piuttosto labile.

Perciò, Vinci, su disposizione del giudice che l’ha condannato a 11 anni e quattro mesi di reclusione (la richiesta del pubblico ministero era di 10 anni) sarà ricoverato per 3 anni in una casa di cura e custodia, questa la misura di sicurezza decisa nei suoi confronti.

Le indagini dei carabinieri

All’individuazione del responsabile dell’omicidio erano arrivati i carabinieri di Trebisacce, che su ordine del gip e su richiesta del pm l’avevano arrestato il 7 febbraio dell’anno scorso.

L’anziano era stato trovato cadavere, dopo essere stato avvolto dalle fiamme, all’interno della sua abitazione di Via Zara. L’uomo, dopo una vita trascorsa in Francia, aveva deciso di tornare nella terra d’origine dove conduceva una vita ritirata.

Le indagini avevano poi consentito di stabilire che De Paola non era morto a causa d’un incendio scoppiato per cause accidentali, ma che era stato assassinato proprio da Vinci.

Fondamentali, ai fini investigativi, erano infatti risultate le analisi delle immagini dei sistemi di video-sorveglianza installati in un’attività commerciale attigua proprio a Via Zara.

Il presunto omicida era stato più volte ripreso mentre si recava nell’abitazione della vittima, per poi allontanarsi poco prima della mezzanotte quando le fiamme stavano cominciando a divorare il corpo oramai esanime del pensionato.

Il movente del delitto

Alla base del delitto l’ennesima richiesta di denaro dell’omicida rivolta al pensionato, che più volte gli aveva elargito dei soldi. All’inaspettato diniego aveva fatto seguito l’efferato assassinio, compiuto con un paletto di ferro che si trovava nella casa della povera vittima.

Numerosi i colpi inferti in testa al “parigino”:

l’omicida, poi, vedendolo esanime, aveva appiccato il fuoco utilizzando alcuni cartoni e un accendino che si trovavano all’interno dell’abitazione stessa, per inscenare un tragico, fatale incidente domestico. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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