Carnevale è passato, torniamo alle cose serie.

Peccato, però, che nell’ultima giornata dei suoi festeggiamenti, proprio i bagordi carnevaleschi abbiano funestato una cosa seria che si svolgeva a margine, senza dare alcun “fastidio” a maschere, mascherati, vigili urbani e poliziotti in servizio d’ordine e a quella pletora di presidenti, segretari, sottosegretari e tesorieri smaniosa di protagonismo che accalca ogni tipo di manifestazione pubblica, a Corigliano-Rossano.

Il fattaccio è accaduto ieri pomeriggio nel centro storico coriglianese, in un angolo ai piedi del Castello ducale. Dove un gruppo di rappresentanti ed attivisti del Comitato per il ritorno all’autonomia dei comuni di Corigliano e di Rossano, preventivamente autorizzato dalle pubbliche autorità, aveva allestito un banchetto per la raccolta delle firme certificate a supporto della Proposta di legge d’iniziativa popolare presentata al Consiglio regionale della Calabria, finalizzata proprio alla re-istituzione delle due ex distinte municipalità.

Il Carnevale organizzato dalla Pro Loco ed altre associazioni procedeva allegramente e tranquillamente, la raccolta delle firme da parte del Comitato altrettanto.

Gli attivisti e i rappresentanti di quest’ultimo dove dovrebbero andare a raccogliere le firme se non laddove c’è gente?

Proprio lì sotto il Castello, ieri, di gente ce n’era tanta, com’era prevedibile:

tanto valeva approfittare anche di tale occasione, proprio come era avvenuto il pomeriggio precedente durante la puntata del Carnevale allo Scalo, in Piazza “Salotto”.

A guastare la fino ad allora pacifica convivenza tra il Carnevale e gli autonomisti, sarebbe stata la presidente della Pro Loco coriglianese, Valeria Capalbo (foto), la quale evidentemente non tollerava o mal tollerava quelle presenze nei dintorni. La presidentessa, infatti, avrebbe raggiunto il banchetto per la raccolta delle firme “ordinando” l’immediato allontanamento degli attivisti e rappresentanti autonomisti dal quel luogo pubblico, ma nella sua “ottica” evidentemente “privato”, almeno in quel frangente.

Ne sarebbe scaturita un’accesa polemica, proprio da lei ingaggiata col presidente del comitato autonomista, l’architetto Mario Gallina.

Dopo aver compreso che banchetto ed attivisti non si sarebbero mossi da lì, la Capalbo avrebbe invocato l’intervento d’una pattuglia della polizia del Commissariato cittadino, presente sul posto così come le pattuglie dei vigili urbani.

Una volta intervenuti, i poliziotti hanno preso visione dell’autorizzazione relativa al banchetto per la raccolta delle firme, e hanno identificato colui il quale con una sedia v’era seduto al fine d’autenticare le firme stesse, l’avvocato Pasquale Pellegrino. Gli agenti, infatti, hanno chiesto al professionista d’esibire i propri documenti.

Dopo di che, tutto è rientrato nella normalità:

il Carnevale non s’è mai fermato, proprio come la raccolta delle firme certificate “stoppata” per un po’ proprio dalla Capalbo e continuata con discreto successo anche ieri.

La domanda, a questo punto, come diceva un compianto, famoso e simpatico giornalista televisivo, «sorge spontanea»:

la Capalbo aspira alla promozione dalla presidenza della Pro Loco a capo di quella polizia politica che nella non-democratica Repubblica democratica tedesca com’è noto si chiamava Stasi?! direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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