I giudici della sesta sezione penale della suprema Corte di Cassazione, all’esito dell’udienza che s’è tenuta ieri, hanno annullato con rinvio per nuovo esame l’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 1° settembre dell’anno scorso nei confronti di Daniele Chiaradia, 44enne residente a Cosenza ma originario di Corigliano-Rossano, arrestato nell’ambito della maxi-operazione anti-’ndrangheta “Reset” fatta scattare dalla Procura distrettuale Antimafia catanzarese, tra Cosenza e Rende. 

Il giorno della retata, all’indagato, l’ordinanza applicativa della misura cautelare era stata notificata dai carabinieri nella sua abitazione estiva dei Laghi di Sibari, ed era stato condotto in carcere a Vibo Valentia.

Le accuse mosse nei suoi confronti vanno dall’associazione finalizzata all’esercizio illegale di giochi e scommesse, al concorso esterno in associazione ‘ndranghetistica, passando per il riciclaggio e l’intestazione fittizia di beni, reati tutti aggravati dall’agevolazione della cosca mafiosa Lanzino/Patitucci operante tra Cosenza e Rende.

Il settore in cui operava Chiaradia era infatti quello dell’attività di slot machines e delle agenzie di scommesse, che, secondo l’ipotesi dell’accusa, l’indagato avrebbe esercitato come prestanome di diverse società che avrebbero operato utilizzando slot machines abilmente modificate per evitare il pagamento di maggiori imposte all’Erario e per truffare i giocatori erogandogli minori vincite, nel territorio di Cosenza e provincia, grazie alla protezione della criminalità organizzata. 

L’avvocato Di Iacovo

All’esito dell’udienza tenutasi ieri in Cassazione è stato accolto il ricorso presentato dal difensore di Chiaradia, l’avvocato Pasquale Di Iacovo del Foro di Castrovillari, attraverso il quale erano state rilevate molteplici incongruità della motivazione che aveva ritenuto non fondati i rilievi che la difesa aveva già mosso, sia in relazione al giudizio d’attendibilità dei pentiti che in merito alla capacità dimostrativa delle intercettazioni telefoniche a rappresentare la partecipazione di Chiaradia, col ruolo di promotore e dirigente, all’associazione, come pure le ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio di denaro della cosca e fittizia intestazione di beni, che, in realtà, secondo le accuse, sarebbero appartenute ad esponenti della criminalità organizzata cosentina.

Lo scorso 29 settembre, l’avvocato Di Iacovo e il suo collega Maurizio Malomo del foro di Cosenza, avevano già chiesto al Tribunale del riesame di Catanzaro l’annullamento della misura cautelare in carcere, e successivamente l’avvocato Di Iacovo ha impugnato la relativa decisione in Cassazione. Che ieri ha accolto tutti i motivi di ricorso presentati dal cassazionista coriglianese. 

Lo scorso mese di novembre il Tribunale del riesame di Catanzaro aveva già restituito a Chiaradia tutte le società, il denaro e i numerosi beni immobili che gli erano stati sequestrati. redazione@altrepagine.it 

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com