CORIGLIANO-ROSSANO – Qualche giorno fa ho letto con interesse lo sfogo del rossanese “di ritorno”. Mi sono arrabbiato. Come si fa a non arrabbiarsi? Non con lui, non mi sono arrabbiato con lui. Mi incazzo, divento incazzato nero, perché è la verità. Mi incazzo per i commenti che mio figlio mi ha letto a quello sfogo. Ma veramente fate?

Quello che sottolinea che qualcuno è in diritto di tagliare l’erba di domenica mattina perché poi fa caldo non capisco su quale pianeta viva. Il diritto a tagliare l’erba, nella tua proprietà e per curare le tue cose, non deve trasformarsi in una rottura di coglioni per gli altri. Qui a Corigliano – pure io sono in vacanza – rompono i coglioni con i fuochi d’artificio ad ogni orario. Vuoi festeggiare? Bene, ma non rompere i coglioni agli altri. Ma scherziamo?

Non vivo più a Corigliano da ormai 20 anni e prima ancora ho avuto modo di vederlo il mondo, studiando e laureandomi fuori. Pensate forse che non mi sarebbe piaciuto o che non piaccia pensare di rimanere dove i genitori e i nonni ti hanno cresciuto?

Il lavoro qui non c’era e non avevo i mezzi, né li avevano i miei genitori (non sono né figlio di ingegnere, né di avvocato, né di signorotto. Sono figlio di operaio, che era, pure lui, emigrato per fame. Tornando indietro, come un fesso).

Come fate ad essere in pace con voi stessi?

Quante automobili hanno bruciato negli ultimi due anni?

Quanti arresti ci sono tutti i giorni?

E voi che fate?

Vi girate dall’altra parte.

Non so dove viva il signore rossanese, ma io vivo a Milano (visto che se no poi il lettore più stupido può chiederselo). Il mare a Rimini l’ho visto, come l’ho visto all’estero, in Liguria (ogni fine settimana), in Sardegna, in Sicilia e in tanti altri posti in Italia e all’estero dove i servizi esistono, che l’acqua sia marrone o meno. Dove quel che c’è, poco o tanto che sia, viene valorizzato.

Ma di Rimini, poi, cosa ne sapete?

Cosa sapete del patrimonio artistico e culturale di quella che era Ariminum

Le cacche dei cani le pesti, o le schivi, in tutta Italia. Un conto però è la periferia di una metropoli (a Milano in Piazza Duomo non ne trovo, in viale Molise sì), sottolineo di una metropoli, un conto è il lungomare (che dovrebbe essere il biglietto da visita) o sul corso (altra vetrina) di un paesotto come Corigliano o Rossano o di un paesone come Corigliano-Rossano. Io i palazzi fatiscenti o il celebre “incompiuto calabrese” non li vedo a Milano, abbiate pazienza. Nemmeno in estrema periferia.

A quelli che si chiederanno cosa me ne frega di Corigliano se me ne sono andato, rispondo che qui c’è la casa in cui sono cresciuto e che era dei miei genitori, qui c’è la casa che ho comprato.

Sì, sono uno di quelli col macchinone, perché col macchinone ci viaggio, anche per scendere fino a qui. Non si può viaggiare col Pandino scassato che butta fumo ad ogni accellerata. E se me lo posso permettere (solo il garage dove tengo l’automobile costa più del doppio della casa che era dei miei genitori) è perché ho sempre pensato fosse vergognoso ed umiliante vivere di sussistenza. Ho fatto il cameriere, ho fatto il falegname e il barista per pagarmi gli studi. Ora posso permettermi il macchinone e non capisco quale sia il problema.

Pino C.

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