La suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Ettore Zagarese, difensore del 19enne Antonio Pio Carvelli, finalizzato a fargli ottenere gli arresti domiciliari col braccialetto elettronico

ROMA – Il 19enne coriglianese Antonio Pio Carvelli detto “Brivido” (foto) deve restare in carcere. Come gli altri suoi co-indagati.

L’hanno stabilito i giudici della suprema Corte di Cassazione, che hanno motivatamente rigettato il ricorso del suo difensore, l’avvocato Ettore Zagarese, avverso l’ordinanza del 21 dicembre dell’anno scorso con la quale il Tribunale della libertà di Catanzaro aveva parimenti rigettato l’istanza del legale finalizzata a far ottenere al giovane gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico, in ragione dei reati che gli vengono contestati nell’ordinanza applicativa della misura cautelare carceraria spiccata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, Chiara Esposito, eseguita dai carabinieri il 1° dicembre nei suoi confronti e d’altri su richiesta del procuratore antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, del suo aggiunto Giancarlo Novelli, del sostituto Alessandro Riello, e del sostituto procuratore di Castrovillari, Luigi Spina, applicato all’inchiesta dell’Antimafia.

Carvelli, ch’è detenuto nel penitenziario di Avellino – sulla scorta d’intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali, e non solo – è indagato per detenzione e porto illegale d’armi clandestine e relativa ricettazione e per detenzione di cocaina finalizzata allo spaccio, entrambi i reati aggravati dalla finalità mafiosa. 

In particolare, “Brivido” è incriminato per avere occultato, assieme ad altri, armi riconducibili al sodalizio criminoso del 22enne Francesco Le Pera e per avere partecipato all’attività di detenzione e confezionamento di sostanze stupefacenti, ai fini dello spaccio, nell’interesse dello stesso gruppo criminale di matrice mafiosa.

L’udienza al cospetto dei giudici della quarta sezione penale della suprema Corte s’era tenuta lo scorso 25 maggio; le motivazioni della sentenza sono state depositate il successivo 31 luglio. 

Nell’arsenale scoperto dai carabinieri, pure le armi usate per uccidere Aquino e per l’attentato fallito contro Marchese

Tra le armi che Carvelli “Brivido” avrebbe contribuito ad occultare in un nascondiglio poi scoperto dai carabinieri in contrada Fabrizio di Corigliano-Rossano, vi sono quelle usate per compiere l’omicidio di stampo ‘ndranghetista del pregiudicato 57enne coriglianese Pasquale Aquino detto “‘U spusato”, ammazzato a colpi di pistola e mitraglietta il 3 maggio dell’anno scorso davanti alla sua abitazione alla frazione marina di Schiavonea, e il tentato omicidio a colpi di fucile del pregiudicato 40enne coriglianese Cosimo Marchese detto “Il diavolo”, scampato miracolosamente all’attentato del successivo 1° giugno a pochi passi dalla sua abitazione di contrada Pirro Malena.

Pasquale Aquino e il luogo in cui fu ammazzato

Lo scorso 11 luglio, l’ufficio distrettuale di Procura Antimafia catanzarese, in esito alla conclusione delle indagini preliminari, aveva avanzato al gip Esposito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli 11 indagati, a vario titolo, per l’omicidio, per il tentato omicidio, per la detenzione e l’occultamento dell’arsenale d’armi, per un consistente traffico di sostanze stupefacenti e per alcuni danneggiamenti compiuti sempre lo scorso anno in lungo e in largo sul territorio cittadino, reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

L’arsenale fu scoperto esattamente un anno fa in un casolare abbandonato di contrada Fabrizio

Il giudice ha fissato l’udienza preliminare, in Tribunale a Catanzaro, per il prossimo 16 ottobre. Per quella data non s’escludono sorprese e possibili colpi di scena. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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