L’imprenditore 38enne di Spezzano Albanese, condannato in primo grado a 12 anni di carcere, figura tra gli imputati nell’appello di “Kossa” contro la cosca Forastefano

CATANZARO – Ha revocato i suoi due avvocati difensori, nominandone un altro, e, nel corso dell’ultima udienza del processo d’appello, è comparso in aula collegato in video-conferenza da una località protetta e segreta.

In altri termini:

s’è “pentito” e sta collaborando con la giustizia.

Si tratta del 38enne imprenditore agricolo di Spezzano Albanese Luca Talarico, in primo grado condannato a 12 anni di carcere nel maxi-processo anti-‘ndrangheta denominato “Kossa”. Che, unitamente a Talarico, nel luglio del 2022 aveva portato alla condanna a quasi un secolo di detenzione degli esponenti della cosca di Cassano Jonio facente capo alla famiglia ‘ndranghetista dei Forastefano e dei loro ritenuti sodali, non solo cassanesi, ma nell’intero territorio della Piana di Sibari (’Ndrangheta sibarita: quasi un secolo di carcere inflitto agli imputati nel processo “Kossa”).

Il secondo grado di giudizio del maxi-processo “Kossa”, che si sta celebrando davanti ai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, è giunto quasi alla sua conclusione:

al termine della prossima udienza, prevista per il 22 maggio prossimo – salvo rinvii – i togati dovrebbero ritirarsi in camera di consiglio per poi pronunciarne la sentenza nei confronti degl’imputati.

Il neo “pentito” Talarico è ritenuto dal pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia catanzarese, Alessandro Riello, che ha rappresentato la pubblica accusa nel processo di primo grado celebratosi col rito abbreviato, partecipe dell’associazione mafiosa e “prestanome” della cosca cassanese alla quale avrebbe consentito d’ingerirsi e penetrare nei settori agricolo ed ortofrutticolo.

Non solo. Talarico, secondo le accuse dell’Antimafia e la sentenza di condanna di primo grado nei suoi confronti, per conto della cosca Forastefano avrebbe pure riscosso il “pizzo” e contribuito alla perpetrazione d’una maxi-truffa ai danni dell’Istituto nazionale della previdenza sociale e della società nazionale di lavoro interinale “Alma Spa” (TUTTI I NOMI | L’esercito dei (falsi) braccianti della ‘ndrangheta nella Sibaritide: in 143 a processo).

Adesso c’è fibrillazione tra i suoi co-imputati di “Kossa”, in merito ad eventuali verbali di dichiarazioni accusatorie che la Procura generale di Catanzaro potrebbe chiedere di far entrare nel processo d’appello prima che il dibattimento possa essere dichiarato chiuso.

Timori che si respirano pure al di fuori degl’imputati a giudizio in questo maxi-processo, perché Talarico potrebbe avere reso dichiarazioni su eventuali altri fatti criminali finora non a conoscenza dei magistrati, ed avere accusato persone finora non incappate nella “rete” dell’Antimafia… direttore@altrepagine.it    

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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