Assieme al “capo” da 9 anni detenuto al 41-bis, sono imputati Giuseppe Sammarro, Giuseppe De Patto, Giovanni Arturi, Davide Lagano e Luigi Sabino

CASTROVILLARI – Tra poco meno di tre mesi, il prossimo 12 luglio, i giudici del collegio penale del Tribunale di Castrovillari (presidente Anna Maria Grimaldi, a latere Orvieto Matonti e Rosamaria Pugliese) emetteranno la sentenza nei confronti di 6 pluripregiudicati coriglianesi imputati nell’ambito del processo cosiddetto “Tribunale”, sui quali pende una richiesta d’oltre 40 anni di carcere da parte del pubblico ministero Antonino Iannotta.

Associazione per delinquere finalizzata alla commissione d’una serie di reati, questa l’accusa comune al sestetto, tutto gravitante nell’orbita della ‘ndrangheta.

Si tratta di Giuseppe De Patto detto ‘U mapputu di 33 anni, Giovanni Arturi detto ‘A vozza di 43, Davide Lagano di 31, Luigi Sabino di 47, Giuseppe Sammarro detto ‘U cardillu di 55, e Filippo Solimando di 54 (nella foto d’apertura).

Per Solimando, il pm, lo scorso mese di gennaio aveva sollecitato la condanna a 8 anni di reclusione e 8 mila euro di multa; per Arturi a 7 anni e quattro mesi e 7.400 euro di multa; per Sammarro a 5 anni e quattro mesi e 5 mila euro di multa; per ​​Sabino a 7 anni e quattro mesi; per De Patto a 7 anni e undici mesi; per Lagano a 7 anni e cinque mesi.

Nell’udienza di venerdì scorso 12 aprile sono intervenuti i loro avvocati per le arringhe difensive.

Il collegio di difesa è composto dagli avvocati Francesco Paolo Oranges, Andrea Salcina, Pasquale Di Iacovo, Rosetta Rago e Antonio Pucci.

Le accuse a carico dei 6 imputati

Il processo è stato battezzato “Tribunale” perché – secondo le accuse dei magistrati della Procura castrovillarese – alcuni degl’imputati sarebbero stati adusi a convocare un tribunale parallelo a quelli in cui s’amministra la giustizia dello Stato, con un “presidente” incarnato dal “capo”, vale a dire il boss di ‘ndrangheta Filippo Solimando, ed i suoi “giudici a latere”, una sorta d’organismo criminal-giudiziario formato dai suoi “compari” ch’era chiamato a valutare le condotte di quei soggetti resisi responsabili di reati senza preventiva “autorizzazione”.

Da quei processi sommari sarebbero scaturite diverse “sanzioni” comminate ai diversi componenti d’una banda di delinquenti operante nello Scalo coriglianese, vittime di violente aggressioni fisiche, anche con armi, nel tentativo d’imporre un capillare controllo “centralizzato” sui reati contro il patrimonio.

Quelli appartenenti al gruppo “autonomo” dello Scalo sono ovviamente anch’essi imputati, ma in un altro processo scaturito dalla medesima indagine. Condotta dai carabinieri di Corigliano tra il 2013 e il 2014, che arrestarono in flagranza di reato 9 dei 21 soggetti complessivamente finiti a processo.

L’attività d’indagine condotta dai carabinieri

L’inchiesta aveva fatto emergere ben 8 episodi di ritenuta natura estorsiva ai danni d’imprenditori del luogo, e due rapine in danno di un’anziana donna e d’un altro anziano.

Al centro dell’inchiesta dei carabinieri che ha condotto ai due collegati processi, un “rosario” d’estorsioni, furti, rapine, danneggiamenti e tant’altro. Persino l’incendio appiccato all’autovettura d’un appuntato degli stessi carabinieri che stavano indagando avvalendosi anche d’intercettazioni telefoniche e video-ambientali.

“Tribunale” è insomma il processo ai ritenuti sodali del boss ‘ndranghetista Solimando, cresciuti alla sua ombra.

La figura del boss ‘ndranghetista

Filippo Solimando era finito tra le sbarre nel febbraio del 2015 nell’operazione anti-‘ndrangheta ed antidroga “Gentlemen”, e da allora è detenuto nel penitenziario di Opera a Milano in regime di “carcere duro” al 41-bis, dove sta scontando la sua definitiva condanna a 20 anni per associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga su scala intercontinentale. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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