Operazione di polizia: il pluripregiudicato 43enne è finito dritto in carcere, il rampollo ai domiciliari
Sono accusati di furto aggravato e ricettazione in concorso. Si tratta del pluripregiudicato di contrada Apollinara Giovanni Arturi detto ‘a vozza (foto), 43 anni, e del figlio Francesco, di 22.
Stanchi di subire, gli agricoltori della zona si sono rivolti alla polizia
A segnalarli alla polizia, che durante la serata di ieri li ha arrestati, sono stati alcuni cittadini della stessa periferica contrada di Corigliano-Rossano, stanchi d’assistere inermi alla recrudescenza di furti di mezzi agricoli e di prodotti agrumicoli, le loro principali fonti di reddito.
Perciò, il vicequestore Cataldo Pignataro, dirigente del Commissariato di polizia cittadino, ha fatto scattare un’attività d’indagine, con appositi servizi d’appostamento nelle ore serali e notturne, mediante alcune auto civetta con a bordo i detective della Squadra di polizia giudiziaria guidata dall’ispettore Stefano Laurenzano.
Solo ieri sera rubati 10 quintali d’agrumi
E ieri sera hanno beccato Arturi aggirarsi a bordo d’un furgone nei pressi d’un agrumeto. Gl’investigatori poco dopo si sono appostati nel fondo agricolo, udendo le voci d’alcune persone che, “armate” di torce luminose, erano intente a una furtiva raccolta d’arance.
Ciò mentre Giovanni Arturi parcheggiava ed apriva lo sportello posteriore per caricare 11 cassette d’agrumi aiutato dal figlio, per poi allontanarsi repentinamente. Lungo la strada provinciale “Mordillo” Arturi è stato però fermato da un paio di pattuglie di poliziotti, avvisati dai loro colleghi.
La banda, Francesco Arturi compreso, s’era nel frattempo dileguata, il ragazzo verso l’abitazione di famiglia distante poche centinaia di metri, ma i poliziotti poco dopo l’hanno raggiunto e perquisito.
Nel capannone in uso alla famiglia sono state rinvenute altre 44 cassette d’arance. Complessivamente il bottino era d’oltre 10 quintali d’agrumi per un valore commerciale di circa 2000 euro. Gli accertamenti successivi della polizia hanno consentito di rintracciare il proprietario dell’agrumeto depredato, per la restituzione del maltolto.
Adesso sono in corso accertamenti tecnico-scientifici sul telaio del furgone utilizzato per il furto, ovviamente sequestrato, circolante con la targa d’un altro veicolo, privo di carta di circolazione e di copertura assicurativa.
Su disposizione del magistrato di turno in Procura a Castrovillari, ’a vozza è stato tradotto in carcere e il rampollo assegnato agli arresti domiciliari in attesa del processo per direttissima nei loro confronti. Sono difesi dagli avvocati Antonio Pucci e Maria Sammarro del foro di Castrovillari.
Poco fa in Tribunale s’è conclusa l’udienza di convalida degli arresti: il padre ha guadagnato gli arresti domiciliari, il figlio è tornato in libertà. Il processo è stato fissato al prossimo 1° febbraio. redazione@altrepagine.it