Avvisi di garanzia ai fratelli Leonardo e Franco Campana di 58 e 56 anni, i cui nomi s’aggiungono a quello del pregiudicato 44enne Salvatore Lagano finito in carcere. Effettuata l’autopsia sul corpo del commerciante 49enne deceduto a distanza di tre mesi dal feroce pestaggio che lo vide vittima

CASTROVILLARI – L’ipotesi di reato per cui si procede è quella di omicidio, ma, perché la stessa possa essere eventualmente e formalmente espressa, si dovranno attendere i tempi tecnici utili al deposito della relazione sull’autopsia

effettuata oggi nell’obitorio dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza sul corpo di Cosimo Costa (nella foto in alto), il commerciante 49enne di Corigliano-Rossano titolare del negozio d’ortofrutta “Il Peperoncino” di Via Niccolò Machiavelli allo Scalo coriglianese. 

Il professor Biagio Solarino, docente di Medicina legale all’Università di Bari, incaricato dal sostituto procuratore di Castrovillari, Veronica Rizzaro, s’è riservato di consegnare la relazione, con le risposte ai quesiti postigli dallo stesso magistrato inquirente, da qui a prossimi 70 giorni. 

All’esame autoptico ha partecipato, in qualità di consulente di parte, anche il dottor Maurizio Chimenz, ingaggiato dagli avvocati Giuseppe Bruno e Giuseppe Vena che difendono il 44enne Salvatore Lagano, il pregiudicato già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza detenuto in carcere dallo scorso 29 luglio con l’accusa d’essere l’autore del ferocissimo pestaggio ai danni di Costa, compiuto la notte tra l’8 e il 9 giugno scorsi lungo Via Giuseppe Mazzini, a pochi passi dal negozio della vittima.

Anche la famiglia Costa, attraverso il legale che la rappresenta, l’avvocato Pasquale Pellegrino, ha preso parte all’autopsia, col dottor Giuseppe Scarcella. 

Salvatore Lagano è il principale indagato

Ecco chi sono gli altri due incriminati dalla Procura a seguito delle indagini affidate ai carabinieri

C’è una novità ed è emersa nelle ultime ore:

Lagano non è più l’unico indagato di questa vicenda drammatica accaduta tre mesi e mezzo fa, divenuta tragica lo scorso 19 settembre con l’improvviso decesso di Costa avvenuto all’interno d’una clinica medica alle porte di Cosenza dove da un paio di mesi stava seguendo un percorso di riabilitazione, dopo essere uscito dallo stato di coma ed essere stato poi dimesso dall’ospedale dell’Annunziata di Cosenza che l’aveva visto ricoverato in terapia intensiva per una ventina di giorni durante il mese di giugno.

Il Tribunale di Castrovillari

Nel registro degl’indagati della Procura castrovillarese, infatti, adesso vi figurano pure i nomi d’altre due persone:

si tratta dei fratelli Leonardo Campana, di 58 anni, e Francesco detto “Franco” Campana, di 56, entrambi coriglianesi residenti allo Scalo, elementi sì noti alle forze dell’ordine, ma con qualche precedente di poco conto.

I due germani, che sono difesi dagli avvocati Giacinto D’Urso e Antonio Marino, sono entrati nell’inchiesta del pubblico ministero Rizzaro, condotta “sul campo” dai carabinieri del Reparto territoriale diretto dal tenente colonnello Marco Filippi, a seguito d’alcuni messaggi telefonici ed alcune telefonate finiti nella “rete” d’intercettazioni “mirate” disposte dalla Procura ed effettuate dagli stessi detective in forza alla Sezione operativa dell’Arma cittadina.

Tra le comunicazioni che hanno interessato gl’investigatori, vi sarebbero anche messaggi e telefonate con Lagano, l’indagato principale cui il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pm, nei primi giorni d’agosto, a seguito del fermo del 29 luglio, aveva applicato la misura cautelare in carcere poi confermata anche dai giudici del Tribunale del riesame di Catanzaro.

I fratelli Campana sono invece a piede libero, almeno per il momento: 

solo quattro giorni fa, nei loro confronti, la Procura ha fatto spiccare gli avvisi di garanzia prontamente notificati dai carabinieri. 

Sia Lagano (leggi QUI) che i fratelli Campana si protestano innocenti ed estranei al tragico contesto in cui è maturata la morte di Costa. Deceduto per una micidiale conseguenza del ferocissimo pestaggio a sangue che tre mesi prima l’aveva lasciato quasi in fin di vita, o forse no, ma presto sarà chiarito, probabilmente assieme al possibile movente della ritenuta “spedizione punitiva” (leggi QUI).

L’inchiesta, che prosegue, potrebbe far registrare ulteriori clamorosi sviluppi… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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