CASTROVILLARI – Il giorno dopo i funerali del coriglianese Cosimo Costa, il fruttivendolo 49enne deceduto a distanza di tre mesi dal violentissimo pestaggio a sangue di cui era rimasto vittima lo scorso mese di giugno, le cui esequie si sono tenute ieri mattina nella Chiesa dell’Immacolata allo Scalo coriglianese, nell’inchiesta condotta dalla Procura di Castrovillari e dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano-Rossano, nella serata odierna s’è registrata un’importante novità.
Al 44enne Salvatore Lagano (foto), il pregiudicato già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza detenuto in carcere dallo scorso 29 luglio con l’accusa d’essere l’autore del ferocissimo pestaggio ai danni di Costa, da stasera viene infatti formalmente contestata l’accusa d’omicidio.
Su richiesta del sostituto procuratore Veronica Rizzaro, i carabinieri gli hanno notificato in carcere a Castrovillari, la relativa ordinanza di custodia cautelare vergata dal giudice per le indagini preliminari, Biagio Politano, per il massimo reato previsto dall’ordinamento penale, l’omicidio appunto.
Cosimo Costa
Lagano è dunque formalmente incriminato per avere ammazzato Costa, in concorso con altri due indagati per il momento a piede libero i cui nomi erano emersi qualche giorno fa, vale a dire i fratelli Leonardo Campana, di 58 anni, e Francesco detto “Franco” Campana, di 56, entrambi coriglianesi residenti allo Scalo ed elementi anch’essi noti negli ambienti investigativi locali.
I tre indagati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Bruno, Giuseppe Vena, Giacinto D’Urso e Antonio Marino.
Sia Lagano (leggi QUI) che i fratelli Campana si protestano innocenti ed estranei al tragico contesto in cui è maturata la morte di Costa e al possibile movente della ritenuta “spedizione punitiva” (leggi QUI). direttore@altrepagine.it