Lo scorso 11 ottobre, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura Antimafia, li aveva fatti arrestare dai carabinieri della Compagnia di Cassano Jonio

che avevano indagato sulla presunta tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso (LEGGI QUI) ai danni del 71enne noto imprenditore dell’Alto Jonio cosentino Pino Sposato (foto). La cui famiglia è titolare della “Sposato P&P Srl”, impresa attiva nel settore dei calcestruzzi che ha commesse di fornitura pure nei cantieri dei lavori pubblici per l’ammodernamento della Strada statale 106 jonica.

L’impresa, nei primi giorni di luglio, aveva subito anche una serie d’intimidazioni mafiose, culminate nel plateale incendio di due betoniere e d’una betonpompa in uno dei suoi cantieri aziendali (LEGGI QUI).

Per la tentata estorsione, oltre che per i danneggiamenti, in 3 erano finiti in carcere:

Leonardo detto “Nino” Abbruzzese, di 38 anni, Francesco Faillace, di 40, e Francesco Genovese, di 56, tutti di Cassano Jonio, i primi due già notissimi alla giustizia antimafia, mentre il terzo è un noto imprenditore edile incensurato.

Nino Abbruzzese

Arrestati, come detto, l’11 ottobre, quindici giorni dopo veniva scarcerato per primo Faillace, seguito poi da Abbruzzese e da Genovese.

Francesco Faillace

A rimetterli in libertà, a seguito dei ricorsi dei loro avvocati difensori, i giudici del Tribunale del riesame di Catanzaro. Secondo i quali, evidentemente, il quadro probatorio a loro carico era “debole” per confermare le misure cautelari disposte dal gip.

Francesco Genovese

E proprio contro le tre scarcerazioni, la Procura antimafia aveva formalizzato il proprio ricorso dinanzi ai supremi giudici della Corte di Cassazione.

Nella giornata di ieri gli “ermellini” hanno rigettato il ricorso della Procura. Concordando con quanto disposto dal Tribunale della libertà catanzarese su richiesta dei difensori dei tre indagati, gli avvocati Enzo Belvedere, Giovanni Zagarese, Rossana Cribari e Gianfranco Giunta.

Abbruzzese, Faillace e Genovese restano dunque in libertà, in attesa del loro eventuale rinvio a giudizio per i danneggiamenti e la presunta tentata estorsione mafiosa. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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