Claudio Cardamone è ora detenuto nel carcere di Rebibbia a Roma. Le autorità tedesche hanno consegnato alla giustizia italiana anche Rosario Fuoco detto “Schmitt”, originario di Campana e gestore a Francoforte della pizzeria “da Dino”

ROMA – Appartiene a quella classe “di ferro” 1974 nata a Corigliano Calabro e il suo mito è Pablo Escobar, il criminale narcotrafficante e politico della Colombia più leggendario e famoso al mondo morto nel 1993, di cui mostra con orgoglio l’effigie che s’è fatta tatuare sul petto.

Il 49enne Claudio Cardamone è finito in manette una mattina di tre mesi fa, era il 5 giugno, assieme ad altre 24 persone, prevalentemente di Cassano Jonio e coriglianesi di Corigliano-Rossano, ma anche gente di Rende e della provincia di Reggio Calabria oltre ad alcuni stranieri, in particolare un greco e un albanese.

La maxi-inchiesta giudiziaria – durata ben tre anni e di portata internazionale, anzi intercontinentale – si chiama “Gentlemen 2” ed è stata condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Da com’è stata “battezzata”, è la prosecuzione di “Gentlemen”, fermatasi all’anno 2015 con condanne fino a 20 anni di carcere, oramai divenute definitive, per gl’imputati d’allora. 

Il procuratore Gratteri

Il settore criminale? Sempre lo stesso: 

traffici di droga colossali per milioni di euro su scala europea ed intercontinentale, ma anche “affari” d’armi, pistole e mitra talvolta scambiati con partite di stupefacenti.

Nelle carte di “Gentlemen 2” contro la “supercosca” di ‘ndrangheta Abbruzzese-Forastefano di Cassano Jonio e la sottoposta ‘ndrina attiva e ben operante nell’area coriglianese di Corigliano-Rossano, c’è droga, cocaina, tanta, anzi tantissima, che arrivava nella Sibaritide dal Sudamerica via Europa e che veniva rivenduta pure nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria.

Una rotta lunga e complessa disvelata dalla guardia di finanza e dai sostituti procuratori Stefania Paparazzo ed Alessandro Riello sotto le esperte direttive del loro capo Gratteri, che ne hanno intercettato tutti i “canali”.

Una ritenuta ben oleata associazione a delinquere quella cristallizzata nella cinquantina di pagine dell’ordinanza applicativa di misure cautelari spiccata dal giudice per le indagini preliminari catanzarese, Arianna Roccia, e nelle altre centinaia e centinaia di pagine della voluminosissima maxi-inchiesta.  

Il sostituto procuratore Riello

Dal 2015 agli anni a venire, infatti, secondo i magistrati antimafia, il traffico su scala planetaria della polvere bianca con destinazione finale Cassano Jonio, Corigliano-Rossano e il “resto del mondo” Sibarita non s’è mai fermato, anzi s’è evoluto, a parte il rallentamento e qualche stop durante il periodo della pandemia da Covid. E sono emerse nuove figure di (presunti) “narcos” jonici, non propriamente organiche alla ‘ndrangheta ma a loro modo “asservite”. 

La figura e i presunti affari di “Claudio il bello”

Claudio Cardamone – detto “Il bello”, “Marine” o “Taccagno” a seconda di chi lo chiama, nel contenuto delle carte giudiziarie – sin da ragazzo è sempre stato un tipo sveglio e spigliato. Fin dalla propria adolescenza ha avuto sia buone che cattive frequentazioni. Prediligendo alla fine queste ultime stando agli atti d’accusa nei suoi confronti, mai però tralasciando di continuare a “curare” le prime.

A un certo punto della vita comincia a viaggiare per il mondo. Così scopre il Sudamerica. E viene “stregato” dalla Colombia e dal mito di Escobar. 

Il Cardamone viaggiatore indomito stabilisce però la sua base nel cuore d’Europa, in Germania, a Francoforte. Nella metropoli teutonica attraversata dal fiume Meno vivono migliaia e migliaia di calabresi d’ogni dove, e Corigliano, Cassano e il resto della Sibaritide non fanno eccezione, anzi.

Così, se alla Sibaritide del vizio di massa della “coca” mancava un broker mondiale per fare arrivare tanta roba da soddisfare al meglio le richieste di mercato, a un certo punto della storia l’ha trovato, stando all’indagine. E il ritenuto broker della cocaina, che secondo le accuse curava gl’interessi della “supercosca” di ‘ndrangheta Abbruzzese-Forastefano di Cassano Jonio che governa e finanzia gli “affari” di droga nell’intera Sibaritide, era proprio quel “Claudio il bello” che girava il mondo passando per vari Paesi e differenti Continenti e che per questo nel tempo ha imparato e conosce ben sette lingue.

Secondo le accuse, Cardamone operava da quella “seconda Calabria” ch’è Francoforte e proprio lì era entrato nelle “attenzioni” investigative della polizia criminale tedesca. Quando la storia era cominciata a farsi “calda” e “interessante”, i tedeschi ne avevano interessato l’autorità giudiziaria italiana. Che, avvalendosi delle investigazioni della guardia di finanza, ha imbastito la maxi-inchiesta “Gentlemen 2”.

All’alba del 5 giugno, mentre il “grosso” dell’indagati veniva catturato in Italia, alcuni venivano contestualmente ammanettati in Germania, in Belgio e in Spagna, nell’ambito di quell’intensa e proficua cooperazione europea nella lotta al crimine organizzato su scala internazionale ed intercontinentale.

La cattura a Francoforte, la detenzione in carcere, l’estradizione e la consegna all’Italia

Cardamone veniva preso proprio nella “sua” Francoforte dalla polizia tedesca. L’“Escobar” coriglianese finito dietro le sbarre, per quasi tre mesi è stato detenuto in carcere proprio lì. È stato estradato e consegnato all’Italia, infatti, solo la scorsa settimana da parte delle autorità giudiziarie e ministeriali della Germania.

Giunto in aereo a Roma, è stato tradotto e rinchiuso nel carcere capitolino di Rebibbia. A norma del nostro codice di procedura penale, nei giorni scorsi s’è consumato pure il formale passaggio dell’interrogatorio di garanzia, ma l’indagato, ch’è difeso dall’avvocato Giovanni Zagarese del foro di Castrovillari, s’è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale ha già formalizzato anche il ricorso ai giudici del Tribunale del riesame di Catanzaro, la cui udienza di trattazione non è stata ancora fissata.

Nelle scorse ore è stato estradato dalla Germania anche il suo co-indagato 54enne Rosario Giovanni Fuoco detto “Schmitt”, originario di Campana e pure lui “di stanza” a Francoforte dov’era stato catturato la mattina del 5 giugno. L’uomo, difeso dall’avvocato Pasquale Di Iacovo del foro di Castrovillari, nella grande città tedesca gestiva la pizzeria “da Dino”. Anche Fuoco è destinato al carcere di Rebibbia. 

Le accuse del giudice per le indagini preliminari

Secondo il gip Roccia, Cardamone e Fuoco «oltre a gestire il management dello spaccio di stupefacente “in loco“, risultavano pienamente inseriti nel panorama del narcotraffico internazionale.

A tal proposito, Cardamone avrebbe dimostrato notevoli capacità nell’intavolare trattative per l’importazione di partite di cocaina dal Sudamerica da destinare al mercato europeo, e in particolare al territorio calabrese».

Fuoco, invece, avrebbe garantito «il necessario trait d’union, nonché l’appoggio logistico dei coriglianesi ogniqualvolta questi ultimi si recavano in Germania per discutere de visu dei loro affari illeciti».

Cardamone, scrive il giudice, «data la sua comprovata affidabilità nel relazionarsi con i fornitori di stupefacente operanti in Europa e con quelli di stanza in Sudamerica», si sarebbe recato oltre continente con grande assiduità «vantando conoscenze personali con soggetti soprattutto colombiani». direttore@altrepagine.it     

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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