Nell’udienza odierna del processo a carico di Salvatore Lagano, in Corte d’Assise a Cosenza hanno deposto i carabinieri che condussero le indagini

COSENZA – Seconda udienza, stamane, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Cosenza (presidente Paola Lucente, a latere Marco Bilotta) del processo per l’omicidio del 49enne coriglianese Cosimo Costa (foto), il fruttivendolo deceduto il 19 settembre dell’anno scorso in una struttura sanitaria di Cosenza dopo tre mesi di sofferente agonia a seguito d’un violentissimo pestaggio a sangue che aveva subito nel precedente mese di giugno e che l’aveva ridotto quasi in fin di vita.

Unico imputato del processo è il pregiudicato coriglianese Salvatore Lagano, 44 anni, che il pubblico ministero della Procura di Castrovillari, Veronica Rizzaro, ritiene l’autore principale di quella che, secondo la tesi accusatoria, fu una vera e propria “spedizione punitiva” nei confronti del povero Costa (Ammazzato di botte per un debito di 10 mila euro?) in concorso con almeno altre due persone, che al momento risultano però soltanto indagate e a piede libero (Spuntano altri due indagati).

Lagano, invece, da circa nove mesi è detenuto in carcere a Castrovillari.

Anche oggi, dalla struttura carceraria ov’è recluso, è stato tradotto nell’aula dell’Assise cosentina.

Salvatore Lagano

Gli interrogatori di oggi

Nel corso dell’udienza sono stati interrogati dal pm i primi tre testimoni citati nel processo dalla stessa pubblica accusa, nelle persone di tre sottufficiali dei carabinieri in servizio nella Sezione operativa del Reparto territoriale dell’Arma di Corigliano-Rossano, in pratica gl’investigatori che avevano condotto le indagini nei confronti dell’imputato Lagano e non solo.

I tre detective hanno dapprima risposto alle domande del pm Rizzaro, e poi a quelle dei due difensori di Lagano, gli avvocati Giuseppe Vena e Giuseppe Bruno.

Si tornerà in aula giorno 24

Nella prossima udienza, fissata per il 24 aprile prossimo, sarà sentita come testimone la sorella del commerciante ammazzato di botte, Antonietta Costa.

Una testimonianza molto attesa la sua, che nel processo, unitamente alla madre, s’è costituita parte civile nei confronti dell’imputato, attraverso l’avvocato Pasquale Pellegrino.

Già, perché considerata la resistenza e l’assoluta reticenza dimostrata dal fratello nel fare i nomi di chi l’aveva così brutalmente pestato, la magistratura inquirente, attraverso i carabinieri, dispose un’attività d’intercettazione telefonica “mirata” proprio nei confronti della stretta congiunta del commerciante, ritenuta la “teste chiave” del processo contro Lagano.

Successivamente, infatti, l’attività d’intercettazione venne disposta proprio nei confronti dello stesso Lagano e d’alcuni suoi stretti familiari. E proprio da quel mosaico di captazioni erano emersi gl’indizi a carico dell’imputato che il pm aveva ritenuto di “valorizzare” per portarlo a processo. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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